Lena Liv, Untitled (Man with owls), Iron, macrodevelopment of photographic image, 125x170x4cm
a cura di David Bernacchioni, il 22/09/2009
Apre i battenti al pubblico il prossimo 25 settembre “Hekhalot”, la prima mostra personale in un museo italiano dell’artista russo-israeliana Lena Liv. Il titolo evocativo e allo stesso tempo enigmatico dell'esposizione è un termine tratto dalla cabala ebraica e fa riferimento ai “palazzi divini” in un percorso mistico tra mondo visibile e invisibile.
L’evento, promosso dal Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci in collaborazione con il Tel Aviv Museum of Art, è curato da Marco Bazzini direttore artistico dello stesso museo toscano. La mostra è patrocinata dall’Ambasciata di Israele a Roma e ed è promossa dalla Regione Toscana.
Lena Liv utilizza in maniera pittorica immagini fotografiche recuperate su bancarelle o in archivi per privarle del loro contesto e trovare così nuove profondità di senso. Un processo di straniamento che partendo da dettagli privati non riconducibili a un singolo permette all’artista di creare grandi installazioni nelle quali chiunque può identificarsi.
«Nelle mie opere - dice l’artista in una conversazione con Bazzini pubblicata nel catalogo - è sempre presente un riferimento all’essere umano, al noi, a tutti noi. Mai all’autobiografia. Quando ho cominciato a realizzare i lavori con gli oggetti (…) pensavo sempre all’essere umano e ai rapporti tra esseri umani, al rapporto intimo, forse nascosto, di calore, di casa, di cose profonde.»
L’immaginario di Lena Liv è fatto di oggetti semplici appartenenti ad un universo passato, di volti di altri tempi - come nella serie dedicata ai degenti di un ospedale psichiatrico o a quella dei bambini - ed è sempre una rappresentazione archetipica del mondo e del tempo. I suoi lavori sono di suggestiva potenza e di grande emozione, coinvolgono la memoria dello spettatore in ricordi personali e allo stesso tempo riportano a nuova vita ciò che viene da lontano.
Tutti i suoi soggetti emergono, in un gioco di chiaroscuro, dalla profondità del nero che gli avvolge e gli isola. Un uso della luce come svelamento e come rimando alla grande tradizione pittorica fiamminga della quale riprende anche l’attenzione al dettaglio.
La mostra – che da febbraio 2010 farà tappa al museo di Tel Aviv – presenta circa quaranta lavori dell’artista, molti di grande dimensione, a partire dai primi anni Novanta, periodo di sua piena maturità, fino all’ultimo progetto dedicato alla metropolitana di Mosca dove per la prima volta utilizza immagini scattate direttamente da lei.
Un contributo originale e prezioso alla lettura delle opere in mostra sarà dato da un video del professor Haim Baharier, tra i principali studiosi di ermeneutica biblica e di pensiero ebraico, autore per Garzanti de “La genesi spiegata da mia figlia” (2006) e “Il tacchino pensante” (2008).
Lena Liv e Haim Baharier si sono conosciuti e avvicinati come sovente avviene tra esiliati, tra diasporici. L'esilio comporta un certo rapporto con la memoria. Lena, come artista, elabora questo rapporto attraverso le proprie creazioni, Haim Baharier lo elabora attraverso il pensiero. Haim e Lena hanno così iniziato un dialogo.
Lena Liv (San Pietroburgo, 1952) vive e lavora tra Pietrasanta, New York e Tel Aviv, ha partecipato a numerose mostre personali e collettive sia in Italia che all’estero. Suoi lavori sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private, alcuni dei quali saranno presenti in mostra. Nel 1997 il Tel Aviv Museum of Art le dedicò una prima mostra personale.
Haim Baharier (Parigi, 1947) è definito ‘l’arredatore di precipizi’ ed è oggi tra i principali studiosi di ermeneutica biblica e di pensiero ebraico. Matematico e psicanalista è stato allievo dei filosofi Emmanuel Lévinas e Léon Askenazi e del Maestro Israel di Gur. Il suo pensiero getta un ponte tra lo studio del Talmud, l’elaborazione della tradizione cabalista e l’attività di consulenza e di formazione in impresa.
In occasione della mostra sarà pubblicato un catalogo dal Centro Sperimentale delle Arti in cui sarà presentata una vasta selezione delle sue opere che saranno accompagnate da testi critici di Marco Bazzini, Direttore artistico Centro Pecci, e di Mordechai Omer, Direttore Tel Aviv Museum of Art.