a cura di Valentina Redditi, il 03/12/2008
Ospitata nella settecentesca residenza nobiliare di Palazzo Mazzonis a Torino, apre i battenti venerdì 5 dicembre 2008 una nuova importante istituzione museale dalle ricche e preziose collezioni, il MAO - Museo d’Arte Orientale. La città di Torino con questa prestigiosa iniziativa riconferma la sua centralità e l’antica tradizione nell’ambito degli studi e delle ricerche sulle culture orientali, nonché il suo impegno per il dialogo multietnico e l’integrazione.
Il progetto MAO ha avuto un lungo percorso prima della sua nascita, necessario alla definizione del corpus espositivo, all’elaborazione del progetto museologico, alla ristrutturazione e all’adeguamento della sede di Palazzo Mazzonis, pregevole edificio del centro storico, e alla progettazione di un percorso allestitivo capace di dare adeguato respiro alle affascinanti opere custodite, espressione di culture millenarie.
Il risultato è un Museo di grande respiro - promosso dal Comune di Torino in collaborazione con la Regione Piemonte, realizzato dalla Fondazione Torino Musei grazie al contributo della Compagnia di San Paolo - che guarda all’Oriente nella sua pluralità di ambiti geografici e di tradizioni culturali e artistiche; un museo che grazie ad un patrimonio di 1500 opere provenienti da diversi paesi dell’Asia (dall’India al Giappone, dall’Afghanistan al Tibet) con alcuni pezzi di assoluta eccellenza, si può porre a fianco delle principali istituzioni europee dedicate a questo ambito artistico.
Un Museo la cui missione culturale ha anche, inevitabilmente, un risvolto sociale importante, connesso alla dimensione multiculturale e dinamica delle città italiane e al processo di globalizzazione in atto. La valorizzazione della tradizione artistica di popoli e culture diversi da quelli occidentali è infatti un contributo importante al delicato processo di integrazione delle migliaia di persone provenienti dai paesi orientali che ora vivono in Italia e in Piemonte.
La sede stessa del MAO, collocato nella parte più antica della città - il quadrilatero romano, cuore della Torino multietnica, crocevia di popoli e di lingue diverse e oggetto in questi anni di un ampio progetto di riqualificazione urbana - assume un valore simbolico, in linea con questi obiettivi.
Ma il MAO – la cui direzione è stata affidata al professor Franco Ricca - è anche il punto d’arrivo di un percorso culturale e scientifico che ha una storia antica e radicata. Avviata all’Orientalistica nel XVI secolo per volontà di re Carlo Emanuele I, Torino vanta innanzitutto un’Università che ha alle spalle una grande tradizione di studi sanscritistici annoverando, fra i suoi principali esponenti, studiosi insigni quali Gorresio, Vallauri, fino a Oscar Botto recentemente scomparso.
Vi è poi l’impegno della città nella ricerca archeologica, con gli scavi condotti negli anni ’50 nello Swat, in collaborazione con l’Ismeo, e proseguiti grazie alla creazione del Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino per il Medio Oriente e l’Asia, che ha svolto fruttuose campagne anche in Mesopotamia sotto la direzione di Tucci e Gullini. Torino ha del resto sempre avuto istituzioni sensibili all’incentivazione delle relazioni con il mondo orientale, come dimostrato dalla costituzione negli anni passati - da parte di Regione Piemonte, Provincia e Comune di Torino – del Cesmeo-Istituto Internazionale di Studi Asiatici Avanzati, la cui attività istituzionale è sostenuta dalla Compagnia di San Paolo.
Di qui anche la preesistenza in città e in regione di significativi nuclei collezionistici, appartenenti a diverse istituzioni pubbliche e private, posti ora alla base delle raccolte del nuovo museo tramite trasferimenti, donazioni o comodati a lungo termine: un corpus significativo implementato in questi anni grazie a un’importante campagna di acquisti sostenuta dal Comune di Torino e dalla Fondazione Torino Musei - che ha permesso di assicurare alle collezioni del MAO carattere organico e strutturato - e grazie al contributo della Compagnia San Paolo, che ha provveduto all’acquisizione di opere di particolare pregio e spettacolarità, cedute in comodato al Museo d’Arte Orientale di Torino.
Sono cinque gli ambiti geografici e le aree culturali - Asia Meridionale, Cina, Regione Himalayana, Paesi Islamici e Giappone - in cui sono state suddivise le raccolte, esposte in distinte “gallerie” ricavate negli ambienti di Palazzo Mazzonis. Il settecentesco edificio, privato ormai di ogni arredo interno e sottoposto dopo la guerra a devastanti interventi di ricostruzione, è ora fortemente connotato, grazie al progetto allestitivo dell’architetto Andrea Bruno, da un suggestivo “cubo” vetrato a copertura del cortile interno, che accoglie il visitatore e lo indirizza al percorso museale: elemento di transizione tra il mondo occidentale appena lasciato alle spalle e quello orientale, in cui ci si immerge da questo momento in poi.
Un corpus espositivo dunque quello del MAO di assoluto rilievo, di cui si sta ultimando la schedatura e la catalogazione informatica. Un viaggio affascinante in molti e diversi Orienti, sottolineato opportunamente anche dalle scelte allestitive, che hanno voluto assicurare - pur nell’armonia generale – una forte identità e una caratterizzazione specifica a ciascuna “galleria” e, dunque, ai differenti ambiti culturali presentati: un viaggio in cui il visitatore è chiamato all’esplorazione di cinque mondi artistici e culturali, i cui rimandi, connessioni, relazioni e interscambi si potranno cogliere grazie al supporto di un articolato apparato didascalico e a postazioni multimediali interattive collocate lungo il percorso che consentiranno diversi approfondimenti interdisciplinari.
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Sono cinque gli ambiti geografici e le aree culturali - Asia Meridionale, Cina, Regione Himalayana, Paesi Islamici e Giappone - in cui sono state suddivise le raccolte, esposte in distinte “gallerie” ricavate negli ambienti di Palazzo Mazzonis, sede del MAO...