Carretto con cavoli, olio su tela, 1973
a cura di Redazione, il 02/01/2008
Renato Guttuso (Bagheria, 1912 - Roma 1987), dopo aver compiuto gli studi classici, frequenta a Palermo la bottega di un pittore di carretti siciliani. All’inizio degli anni Trenta vive tra la capitale, dove entra in contatto con i pittori della Scuola Romana e Milano, dove tra l’altro espone alla Galleria del Milione e conosce Banfi, Birolli, Manzù, Persico, Sassu.
La sua reazione artistica anti-Novecento si salda a una coscienza politica antifascista. Nel 1938 entra a far parte del gruppo di “Corrente”, nel quale rappresenterà, in antitesi all’espressionismo lirico sostenuto da Birolli, il polo realista e picassiano.
Nel 1941 dipinge la Crocifissione, che presenterà al Premio Bergamo, dove sarà bersaglio di furiose invettive da parte del clero. Iscrittosi al partito comunista, nel 1943 partecipa attivamente alla Resistenza, a Roma, dove dipinge a inchiostri colorati la serie di tavole del Gott mit uns.
Nel dopoguerra firma il manifesto del “Fronte Nuovo delle Arti”. Quando Togliatti scomunica il neocubismo, “malattia infantile del realismo”, Guttuso, che in forme neocubiste aveva comunque espresso tematiche di impegno sociale, elabora un linguaggio verista di immediata efficacia comunicativa.
Negli anni Cinquanta sarà tra gli animatori del movimento “realista”, riuscendo anche in momenti di forte pressione ideologica a non scadere nell’illustrativo politico, ma a dipingere opere di grande tensione stilistica. Collabora a riviste come Realismo e Il Contemporaneo con scritti di critica d'arte. A partire dagli anni Sessanta il suo realismo accoglie varie suggestioni contemporanee, come nel caso della “Nuova Oggettività” tedesca. Negli ultimi anni i dipinti compongono ideali cicli o, in un processo di intrigante autocitazione, si propongono quali variazioni su temi già frequentati.